Superbonus vs modello fotovoltaico FVG:

Quanto avrebbe reso l’ammontare speso per il Superbonus impiegato in un modello sul fotovoltaico come in Friuli-Venezia Giulia?

Il Superbonus 110% è stato uno dei provvedimenti più discussi degli ultimi anni. Alle casse dello Stato è costato circa 100 miliardi di euro. Ma cosa sarebbe successo se una somma così ingente fosse stata impiegata diversamente, ad esempio applicando su scala nazionale un modello come quello adottato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia?

Il Friuli-Venezia Giulia ha introdotto una misura molto intelligente: contributi pari al 40% per i privati e al 50% per le PMI per l’installazione di impianti fotovoltaici. Questo incentivo ha favorito la diffusione capillare dei pannelli solari, riducendo i costi per cittadini e imprese, pur mantenendo una spesa pubblica sostenibile.

Se avessimo investito i 100 miliardi di euro con un simile modello, stimando un costo medio di 15.000 euro per un impianto fotovoltaico domestico e circa 50.000 euro per impianti dedicati alle PMI, avremmo potuto finanziare:

  • Circa 4 milioni di abitazioni con un incentivo del 40%;
  • Oltre 500.000 piccole e medie imprese con un incentivo del 50%.

Questi numeri avrebbero portato a una massiccia installazione di impianti fotovoltaici sui tetti di case e aziende, coprendo una superficie stimata di 120 milioni di metri quadrati. Con una produzione media di energia di 1.100 kWh per metro quadrato all’anno, si sarebbe potuta generare una quantità di energia pari a 130 TWh all’anno.

Questo corrisponde a soddisfare circa 45% del fabbisogno energetico elettrico nazionale, contribuendo in modo significativo alla transizione energetica e riducendo la dipendenza dai combustibili fossili.

Il Superbonus: Quante Abitazioni e Quali Benefici Ambientali?

Il Superbonus 110% ha interessato circa 400.000 edifici residenziali fino ad oggi. In termini di benefici ambientali, si stima che questo provvedimento abbia contribuito a ridurre le emissioni di CO₂ di circa 1,4 milioni di tonnellate annue grazie all’efficientamento energetico degli edifici e all’installazione di nuovi sistemi di riscaldamento più sostenibili. Tuttavia, l’efficacia di questa misura è stata limitata dal costo elevato per lo Stato e dalla scarsa attenzione alla produzione diretta di energia rinnovabile.

Benefici Economici e Ambientali del “modello Friuli Venezia Giulia”:

Oltre alla produzione energetica, le conseguenze economiche sarebbero state rilevanti:

  • Risparmio sui costi energetici per famiglie e imprese, migliorando la competitività delle PMI.
  • Riduzione delle emissioni di CO₂ di oltre 60 milioni di tonnellate all’anno.
  • Creazione di migliaia di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, dell’installazione e della manutenzione degli impianti.
  • Minore impatto sui conti pubblici rispetto al Superbonus, grazie a un modello di spesa più contenuto e sostenibile.

In conclusione, un investimento oculato e strategico, come quello proposto dal Friuli Venezia Giulia, avrebbe potuto rappresentare un volano per l’economia italiana, accelerando al contempo la transizione ecologica. Un’occasione mancata che offre importanti lezioni per le future politiche energetiche del nostro Paese.

Qual è il significato di queste affermazioni?

Un’indipendenza energetica del 45% garantita dal fotovoltaico avrebbe comportato un notevole risparmio economico per lo Stato. Ecco un’analisi sintetica dei principali benefici economici:

1. Risparmio sull’importazione di energia

L’Italia importa circa il 75% del suo fabbisogno energetico complessivo. Nel 2023, l’importazione di energia elettrica e di gas naturale è costata circa 90 miliardi di euro. Con un’indipendenza del 45% coperta dal fotovoltaico, si sarebbe potuto ridurre questa spesa del 45%, equivalendo a un risparmio di circa 40 miliardi di euro all’anno.

2. Stabilità dei costi energetici

Produzione interna di energia rinnovabile significa meno esposizione alle fluttuazioni dei prezzi del mercato energetico globale. Questo avrebbe ridotto i rischi legati alle crisi internazionali (come quella del gas nel 2022), garantendo costi energetici più prevedibili per famiglie e imprese.

3. Riduzione dei sussidi per l’energia

Lo Stato italiano spende circa 15 miliardi di euro all’anno in sussidi per calmierare i costi energetici delle famiglie e delle imprese. Con una produzione fotovoltaica nazionale che copre il 45% del fabbisogno, questi sussidi si sarebbero potuti ridurre di almeno il 30-40%, risparmiando fino a 5-6 miliardi di euro.

4. Benefici per la bilancia commerciale

Riducendo le importazioni di gas e petrolio, l’Italia avrebbe migliorato la propria bilancia commerciale. Minori importazioni energetiche avrebbero alleggerito il deficit della bilancia dei pagamenti, rafforzando la posizione economica del Paese.

5. Minori costi ambientali e sanitari

La riduzione delle emissioni di CO₂ (stimata in oltre 60 milioni di tonnellate all’anno) avrebbe generato risparmi nei costi ambientali e sanitari, riducendo le spese per il trattamento delle malattie respiratorie e i danni ambientali. Questo potrebbe tradursi in un risparmio stimato di circa 2-3 miliardi di euro all’anno.

Sintesi del risparmio annuale:

  • 40 miliardi: Riduzione delle importazioni energetiche.
  • 5-6 miliardi: Riduzione dei sussidi energetici.
  • 2-3 miliardi: Risparmi ambientali e sanitari.
  • Totale risparmio annuo stimato: circa 50 miliardi di euro.

In conclusione, un’indipendenza energetica del 45% garantita dal fotovoltaico non solo avrebbe sostenuto la transizione ecologica, ma avrebbe anche assicurato una stabilità economica, portando risparmi significativi per lo Stato italiano. Un rientro totale della spesa in due anni e benefici per le generazioni future.

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